La regolamentazione dei partiti e la loro democrazia interna in Italia: dal regime di applicazione convenzionale alla prima legge di attuazione dell’art. 49 Cost.?

Abstract

Il presente contributo ricostruisce schematicamente le vicende dell’articolo 49 della Costituzione italiana nel quale è fissata la disciplina dei partiti politici, con particolare riferimento al profilo della c.d. democrazia interna. Come è noto, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, i partiti del Comitato di Liberazione nazionale furono in Italia gli esclusivi soggetti in grado di garantire sia la partecipazione dei cittadini sia la qualità della democrazia. In tale ottica, l’approvazione dell’articolo 49, come acutamente è stato osservato da Leopoldo Elia, si reggeva “non su una regola formale ma sulla base di una regolarità politica, vale a dire su un patto non scritto tra gli stessi partiti, una sorta di promessa di reciproca auto-vigilanza al proprio interno”. Il “metodo democratico” dell’azione dei partiti politici che “concorrono alla politica nazionale” - come recita la Costituzione italiana - riguardava quindi soltanto il c.d. versante “esterno” della loro attività, nel senso che essa non doveva svolgersi con metodi violenti e antidemocratici. Sono state queste le premesse poste alla base dell’applicazione convenzionale dell’art.49 della Costituzione, durata dal 1948 al 1992, anche con riferimento alla parte più “delicata” della disposizione costituzionale, vale a dire la prescrizione dell’esistenza del metodo democratico nell’ordinamento interno dei partiti: ciò spiega come esso - il metodo democratico, appunto - fosse interpretato non come obbligo giuridico ma piuttosto come dovere politico, sindacabile solo in sede esclusivamente politica. Anche per tale ragione, non si diede seguito ad alcune proposte, presentate in particolare da Mortati e da Calamandrei, che introducevano invece in Costituzione discipline giuridiche anche per quanto atteneva l’organizzazione interna dei partiti politici. Sul piano del diritto comparato, poi, anche la generalità delle soluzioni adottate in quel momento storico in altri ordinamenti sembravano confermare il trend verso l’adozione di discipline costituzionali a “maglie larghe”, come in particolare sul punto faceva la Costituzione della Francia del 1958 (in particolare l’art. 4); solo la Germania adottò una soluzione differente che costituzionalizzava il ruolo dei partiti politici, anche con riferimento alla loro attività interna, affidando alla giustizia costituzionale il compito di sindacare il requisito della “democrazia interna” ai partiti politici (sul punto, l’art.21 del GG). Progressivamente, alcuni fattori hanno imposto come cruciale il tema dell’insufficienza dell’applicazione convenzionale dell’articolo 49 della Costituzione italiana, che rischia di generare una sorta di “anomia”, con particolare riferimento al tema della “democrazia interna”: per tali ragioni, non possono non prendersi in considerazione, anche nell’ordinamento italiano, ipotesi innovative di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, in coerenza con la definizione, in quasi tutte le democrazie occidentali contemporanee e nell’ordinamento comunitario, di una disciplina multisettoriale (che ricomprenda, ad esempio, anche i temi della c.d. legislazione elettorale “di contorno”) e formulata “in positivo”, ovvero a prescindere dalla presenza o meno di partiti incostituzionali, partendo proprio dal ruolo che essi giocano nel processo democratico come elemento cruciale nel costruire una democrazia “sostenibile”. Rispetto a questo, il caso italiano ha avuto, in particolare nelle più recenti Legislature (XV e XVI), molte difficoltà nel configurare, attraverso l’adozione di una legge, il requisito ex art. 49 come dovere giuridico, nonostante la presentazione di numerosi progetti di legge. Tale situazione sembra ora mutare, con l’approvazione in prima lettura di una proposta di legge di attuazione dell’articolo 49, in ragione di una serie di fattori che - come spiegano gli Autori - anche per l’Italia vanno nella direzione di una crescente istituzionalizzazione dei partiti politici nazionali.

Authors and Affiliations

Guido Meloni, Piero Gambale

Keywords

Related Articles

Several remarks on the ethics of the profession of a judge in Poland

The judges form a special legal corps which as a carrier of the authority of the judiciary has to fulfill an extremely important mission both systemically and socially. The power vested in them is in fact closely connect...

How to adopt a new Constitution?

The subject of the article is the attempt to answer the question whether Art. 235 of the Constitution of the Republic of Poland may be the basis for the adoption of a new polish Constitution. In author’s opinion Article...

Review: Monika Surma-Gawłowska, Komedia Dell’arte, Universitas, Kraków 2015, pp. 405

Review: Monika Surma-Gawłowska, Komedia Dell’arte, Universitas, Kraków 2015, pp. 405

Partiti e rappresentanza dei residenti non cittadini

La partecipazione degli stranieri ai partiti politici è da sempre condizionata dall’equazione cittadinanza -diritti politici-sovranità sulla quale si è fondata la costruzione dello “stato moderno”, al cui modello ancora...

Likwidacja, podział i łączenie partii politycznych w Polsce

Współcześnie partie polityczne stały się niezbędnymi instytucjami życia ustrojowego państwa oraz istotnymi elementami procesu kształtowania woli politycznej. By móc przetrwać organizacyjnie i efektywnie realizować swoje...

Download PDF file
  • EP ID EP202174
  • DOI 10.12775/TSP-W.2016.006
  • Views 82
  • Downloads 0

How To Cite

Guido Meloni, Piero Gambale (2016). La regolamentazione dei partiti e la loro democrazia interna in Italia: dal regime di applicazione convenzionale alla prima legge di attuazione dell’art. 49 Cost.?. Studi polacco-italiani di Toruń / Toruńskie studia polsko-włoskie, 0(), 93-106. https://europub.co.uk/articles/-A-202174